Parrocchetto Monaco

Il Myiopsitta monachus, comunemente noto come Parrocchetto Monaco (o torrigiano o quacchero), è tra i pappagalli domestici più popolari.

Appartiene alla famiglia degli Psittacidi ed è conosciuto anche con il nome di pappagallo monaco.

I parrocchetti monaci sono così diffusi da aver influenzato numerosi ecosistemi; insieme al parrocchetto dal collare, sono gli unici a nidificare anche in Italia.

Caratteristiche fisiche del parrocchetto monaco

In generale, la struttura fisica di questo pappagallo assomiglia a quella di un piccione o di una tortora, ma più tozza.

Le femmine sono, di solito, più piccole dei maschi.

È anche simile ad un grande pappagallo, ma in un corpo più piccolo: le sue dimensioni, infatti, si aggirano tra i 28 e i 30 cm, grazie alla lunga coda che diventa affusolata nella punta; ha un’apertura alare di 48-51 cm e un peso medio di 100-130 gr.

La sua aspettativa di vita, in natura, si aggira intorno ai 25-30 anni, ma si abbassa notevolmente in cattività.

Con le giuste accortezze, però, puoi provare a donargli una vita serena e lunga. Vedremo in seguito come.

Colore del piumaggio del Parrocchetto Monaco

La colorazione ancestrale del Myiopsitta monachus è verde, con aggiunta di bianco su testa e ventre.

Ma non sono solo questi gli unici colori di questo meraviglioso uccellino:

  • becco bruno-arancio;
  • occhi marrone scuro, con anelli grigi attorno agli occhi;
  • grigi i piedi, come il petto grigio brunastro;
  • grigio chiaro, invece, sul bordo di ciascuna piuma;
  • la parte superiore dell’addome di colore giallo oliva;
  • la regione addominale inferiore, cosce, groppa e le copritrici superiori della coda di colore verde giallastro;
  • le punte delle penne remiganti di colore blu brillante;
  • il lato superiore della coda verde e blu al centro; quello inferiore verde sbiadito, con una base grigio-blu.

In realtà, quella appena descritta è la morfologia più tipica e diffusa ma, tramite incroci mirati, sono state create numerose mutazioni di diversi colori: il più diffuso di questi incroci è il parrocchetto monaco blu, ma esiste anche quello giallo o bianco.

Questi uccelli sono purtroppo più fragili rispetto al parrocchetto classico, in quanto questi esperimenti hanno alterato alcune caratteristiche genetiche.

Le sottospecie del Parrocchetto Monaco

Esistono, quattro sottospecie di questo esemplare:

  • Monachus: la più grande sottospecie di questi uccelli, situata principalmente in Argentina;
  • Luchsi: esemplare dal piumaggio più chiaro, aree inferiori di un giallo più luminoso e non è presente la merlatura sul petto. Si trova nella Bolivia centrale;
  • Calita: è un pappagallo più piccolo del monachus classico, con ali più blu e testa più scura. Si trovano sulle Ande fino al Río Negro;
  • Cotorra: è un gruppo di volatili più luminosi delle altre specie. Si trovano nel Sud-Ovest del Brasile, in molte regioni del Río Paraguay, dei bacini centrali del Paraná e del Gran Chaco.

Come distinguere il sesso del Parrocchetto Monaco

Come già accennato, un primo modo che puoi usare per distinguere tra parrocchetto monaco maschio e un parrocchetto monaco femmina è sicuramente osservare le loro dimensioni; ancora, è possibile identificare il sesso anche attraverso la “cera” sulle narici dell’uccello.

Questa, infatti, non cambia solo in base all’età: nei parrocchetti monaci maschi, la cera è blu o viola; nei parrocchetti monaci femmina la cera è rosa o marrone.

Nei giovani parrocchetti, quelli che non hanno ancora compiuto un anno, la cera è violacea o rosa brillante nei maschi, bianca nelle femmine.

Un altro indice del dismorfismo sessuale di questi uccelli è il comportamento.

Il maschio di parrocchetto monaco:

  • ondeggia la testa su e giù più della femmina e tende a picchiettare la gabbia col becco;
  • è più socievole e giocoso;
  • tende ad essere più rumoroso;
  • apprendono più facilmente le parole.

La femmina di parrocchetto monaco, invece:

  • è più aggressiva ma solo durante la riproduzione; è invece più calma e silenziosa durante il suo periodo fertile;
  • è meno rumorosa ma i suoni sono poco delicati, quasi arrabbiati.

Ovviamente, l’unico modo davvero certo per stabilire il sesso del tuo uccellino, è il test del DNA effettuato tramite veterinario.

Riguardo i comportamenti, possiamo evidenziare proprio in questo ambito alcuni dei principali problemi di salute di questa specie, come ad esempio l’autodeplumazione; a questa si aggiungono la malattia del fegato grasso, associata a una dieta ricca di grassi, e l’ipertensione.

Non appena riscontri qualche segno di malattia nel tuo pappagallo, ti consiglio di rivolgerti subito ad un veterinario esperto in animali esotici.

Abitudini e cura del tuo parrocchetto

Pappagallo Monaco alla ricerca di semi
Come quasi tutti i pappagalli anche il Parrocchetto Monaco ama razzolare a terra alla ricerca di sementi, frutti e bacche.

Il parrocchetto monaco è uno dei pappagalli più diffusi anche perché facilmente addomesticabile; è per questo molto amato.

Può essere infatti acquistato anche non allevato a mano perché, con un pò di tempo e pazienza, potrà essere gestito.

È inoltre un uccellino affettuoso, curioso; ama partecipare alle attività quotidiane e si divertirà molto se saprai stimolarlo con giochi di varia natura.

È importante, dunque, tenerlo attivo; potresti pensare di lasciarlo volare ogni tanto fuori dalla gabbia, ma attenzione: è un masticatore seriale e, come il pappagallo inseparabile, nel caso dovesse annoiarsi potrebbe rosicchiare tutto ciò che gli capita a tiro o farsi del male.

I parrocchetti monaci sono animali sociali, stabiliscono legami forti sia con i propri simili che con gli esseri umani.

Amano la compagnia e possono diventare depressi se lasciati soli per troppo tempo.

Parrocchetto Monaco Blu
Il Parrocchetto Monaco Blu è tra le mutazioni di Parrocchetto Monaco più diffuse in cattività.

Qualora dovessi avere più di un esemplare con un legame tra loro molto saldo, questi avranno un meraviglio rapporto anche con te.

Si fidano molto delle persone e sono indicati anche per i bambini, se ben istruiti su come approcciarsi a loro.

Pur essendo socievoli, però, questi volatili sono anche molto territoriali verso le altre specie; introducili con cautela in una eventuale voliera di comunità.

Sono, inoltre, uccelli estremamente intelligenti: tra le varie specie di pappagalli, sono quella che forse impara più in fretta e un maggior numero di suoni, parole, frasi, anche complesse.

Riescono ad imitare bene anche la voce umana: la parlata risulta molto chiara e, con un buon allenamento, imparano anche il loro nome.

Sia il maschio sia la femmina hanno la stessa innata capacità di comunicare che, di solito, inizia verso il primo anno di età, anche se alcuni esemplari mostrano questa attitudine già a 7 mesi.

Il loro verso, però, non è molto delicato, per cui tieni in conto di quanto tu – o i tuoi familiari o i tuoi vicini – possiate essere in grado di sopportare un non troppo dolce gracchio.

Potrai però anche divertirti nell’osservare quanto questo uccellino sia un grande amante della musica, soprattutto quando si scatena improvvisando tutto ciò che gli viene in mente, comprese melodie ascoltate da te.

Un’altra caratteristica peculiare e particolare dei parrocchetti monaci è la loro tendenza ad oscillare e scuotere la testa, in un modo che ad un occhio inesperto potrebbe sembrare anormale o inquietante e che, invece, è un comportamento assolutamente normale ed esclusivo di questa specie.

Per prenderti cura al meglio del tuo uccellino, ricorda, inoltre, che per questo esemplare è fondamentale riposare, almeno 10-12 ore al giorno.

Durante il giorno, infatti, produce una grande quantità di cortisolo, l’ormone dello stress, che viene smaltito solo con una adeguata quantità di sonno.

Se dorme male, o non a sufficienza, potrebbe essere molto nervoso durante il giorno.

È per questo importante garantirgli un ambiente notturno silenzioso e tranquillo, così da permettere un buon sonno ristoratore.

Diffusione e habitat del parrocchetto monaco

Il Myiopsitta monachus è originario del Sud America, soprattutto della parte centro-meridionale; occupa zone diverse anche in base alla sottospecie, come già detto.

Si può trovare ad est delle Ande, a sud della Bolivia e del Brasile, in Paraguay e l’Uruguay, in Argentina.

Ne segue, dunque, che riesce ad adattarsi ad habitat molto differenti: pianura; savana; foresta; collina; città.

Di norma è stanziato in zone fino ai 1000 metri, ma è in grado di adattarsi bene anche a quote più elevate, fino ai 3000 metri.

Essendo così popolare come uccello da compagnia, è stato spesso rilasciato accidentalmente o deliberatamente in natura, al di fuori del suo areale.

Questo ha portato alla sua diffusione anche in zone molto diverse da quelle originarie, quali:

  • Nord America
  • Europa,
  • Regno Unito,
  • Francia,
  • Germania,
  • Spagna,
  • Italia,
  • Isole Canarie,
  • Porto Rico,
  • Messico,
  • Giappone.

In Italia sono molte le colonie di parrocchetti monaci; le più importanti si trovano a Roma e in Puglia.

Sono volatili gregari, socievoli e stanziali: vivono in gruppi stabili molto numerosi di più di 100 esemplari; emettono richiami continui e forti, muovendosi poi insieme alla ricerca di cibo.

I nidi in natura dei parrocchetti monaci

Nido del parrocchetto monaco
Un nido di parrocchetto monaco costruito sulla sommità di una palma.

Il Parrocchetto monaco è l’unico pappagallo, che costruisce enormi nidi, articolati in cunicoli con diversi ingressi e camere.

Essendo un pappagallo che vive in grossi stormi, i nidi possono ospitare molti uccelli contemporaneamente. Un nido medio può ospitare dalle 10 alle 20 coppie di pappagalli.

A differenza della maggior parte di pappagalli il nido di questo simpatico pappagallo è costruito tessendo saldamente bastoncini, ramoscelli, altri materiali, formando strutture molto complesse;

Generalmente vengono costruiti sulle cime di grandi alberi, anche a 20 metri di altezza.

Arrivano a formare una sorta di grande “fascina”, percorsa da tunnel comunicanti e da camere di cova.

Possono raggiungere dimensioni di più di 1,5 metri e può pesare anche 200 kg. Sono utilizzati e gradualmente espansi per anni.

Queste meravigliose costruzioni forniscono un ripario per la colonia durante tutto l’anno e questo, probabilmente, consente a questi uccellini di sopravvivere anche ad inverni freddi.

La morfologia di questi nidi, però, può attrarre anche altre specie che si annidano all’interno, come piccoli uccelli o mammiferi.

Sono animali piuttosto sedentari e abitano nel nido tutto l’anno.

Solo la sottospecie Luchsi, di solito, costruisce i propri nidi sulle scogliere.

Riproduzione del parrocchetto monaco

Come già detto, in natura questo volatile è un animale gregario, anche se in cattività viene allevato da solo o, al massimo, in coppia.

Questo aspetto influisce molto sulle modalità di riproduzione nel suo habitat naturale.

La stagione riproduttiva dei parrocchetti monaci si colloca tra ottobre e febbraio; nidificano in alberi decidui e sempreverdi, palme e strutture come silo e pali dell’elettricità.

La natura gregaria e sociale di questi pappagalli si evidenzia anche dal fatto che tutti gli individui di una colonia, compresi gli esemplari giovani e non riproduttori, contribuiscono a costruire e mantenere i nidi.

Una curiosità interessante sui parrocchetti monaci è che, in natura, non si riproducono sempre solo in coppia, in quanto occasionalmente possono riprodursi anche in trio.

Si ritiene possa essere una sorta di accoppiamento cooperativo.

La femmina di parrocchetto monaco può covare fino a 11 o 12 uova, le quali si schiudono dopo 23-24 giorni.

I piccoli escono dal nido dopo 6-7 settimane e vengono svezzati intorno ai 60-70 giorni.

Alcuni studi hanno purtroppo evidenziato un’alta mortalità dopo l’involo, ma le abbondanti covate di questi uccelli riportano in alto il tasso di riproduzione.

Gli ampi nidi, probabilmente, hanno anche la funzione di accogliere i giovani parrocchetti, che spesso restano con i genitori per aiutarli ad accudire e allevare le covate successive.

È possibile portare avanti una riproduzione in cattività, ma devi però fare attenzione a combinare bene le coppie: più che la taglia, per conoscere precisamente il sesso in questo caso ti consiglio di affidarti al test del DNA.

Alimentazione del parrocchetto monaco

Parrocchetto Monaco con semi di girasole

In natura il parrocchetto monaco si nutre di bacche, fiori, semi vari, frutta, col rischio di danneggiare spesso anche campi di grano coltivati.

Si ciba occasionalmente anche di larve e insetti.

Mangia diverse tipologie di semi, a seconda della stagionalità delle piante; è importante, però, che non esageri con quelli particolarmente grassi, altrimenti responsabili di diverse malattie al fegato.

Tra la frutta, predilige mele, pere, ciliegie, arance, kiwi, melograni, cocco, mango, ananas e fragole.

Tra le verdure, carote, asparagi, piselli, peperoni, mais, lattuga, broccoli, zucca, bietole, patate, cavoli e pomodori.

Ama bere acqua fresca e, se la qualità della tua acqua di rubinetto non è garantita, puoi valutare quella in bottiglia.

Gabbia e vita in cattività del parrocchetto monaco

Ti ho già parlato del carattere di questo uccellino, che sicuramente influisce sulle caratteristiche della sua gabbia e del modo in cui tenerlo a casa tua.

La gabbia adatta dovrebbe avere:

  • dimensioni di almeno 70x60x90 cm, così da consentire al parrocchetto di fare piccoli voli al suo interno;
  • sbarre orizzontali per consentire le arrampicate;
  • distanza tra una sbarra e l’altra di non più di 1,5cm;
  • vaschetta per il bagnetto e un osso di seppia, al fine di limare il becco e fornire un maggior apporto di calcio;
  • giornali sotto la gabbia, da cambiare quotidianamente, così che il tuo pappagallino possa cibarsi anche da terra (non potrebbe farlo se nella parte inferiore ci fossero delle sbarre);
  • posatoi e trespoli di diversi tipi e diametri, utili ad esercitare i piedi e a prevenire l’artrite. Ti consiglio di non posizionarli, però, sopra le fonti di cibo o acqua;
  • giochi e corde per stimolare curiosità, intelligenza e rami da distruggere per evitare la noia.

Sia per la gabbia sia per i vari elementi interni evita piombo, zinco o vernici a base di piombo, materiali che possono nuocere gravemente alla salute del tuo pappagallino.

Quando sei in casa, puoi pensare anche di farlo uscire dalla gabbia per lasciarlo libero di giocare e curiosare.

Fai ovviamente attenzione a chiudere porte, finestre, proteggilo da eventuali pericoli e assicura la tua stessa casa dalla sua esuberanza e voglia di mordicchiare.

Se gli concederai del tempo per divertirsi con te, però, te ne sarà estremamente grato.

Per garantire maggiore benessere al tuo parrocchetto, ricorda di posizionare la sua gabbia in un’area ben illuminata, lontana da correnti d’aria e in zone né troppo calde né troppo fredde.

Ponila, se possibile, in modo che 1 o 2 lati siano vicini alla parete, così da dargli senso di sicurezza, in una zona della casa frequentata, così che possa avere compagnia senza eccessivo frastuono o disturbo.

Il Parrocchetto Monaco è il Cites

Essendo il Myiopsitta monachus un esemplare molto diffuso, a volte è addirittura autorizzato l’abbattimento da parte dei contadini.

In alcune zone (come Regno Unito e parte degli Stati Uniti) è illegale rilasciarlo in natura e, in alcuni stati, è vietato il possesso in cattività.

Ad ogni modo, è una specie elencata nell’Appendice II della CITES, quindi è necessario che il commercio internazionale venga attentamente controllato. Se lo acquisterai, riceverai dunque il foglio CITES.

Nella Lista Rossa 2017 IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura), è classificato come LC (Minor Preoccupazione).

Ultime curiosità

Data la sua grande intelligenza, ne consegue che il parrocchetto monaco è un pappagallo che può essere addestrato.

Ti lascio qualche piccolo consiglio se vuoi iniziare questa divertente avventura:

  • armati di tempo e pazienza per stabilire fiducia e legame;
  • lascia che si abitui alla casa e all’ambiente;
  • parlargli usando un tono di voce pacato e gradevole;
  • non gridare e non spaventarlo con movimenti bruschi;
  • se vuoi che salga sul tuo dito, provare ad attirarlo con una caramella.

Dopo averlo ammansito, potrai provare ad insegnargli come farlo venire a chiamata o farlo entrare e uscire dalla gabbia su comando.

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