Pet therapy

La pet therapy è una forma di terapia realizzata mediante l’interazione tra persona e animale addestrato.

Il principale scopo è terapeutico: offrire aiuto a chi ha problemi di salute mentale e/o fisica, associata a trattamenti tradizionali.

In realtà, è sempre più evidente come i benefici vadano ben oltre gli scopi prettamente sanitari.

Le origini della pet therapy nel corso dei secoli

Se volessimo trovare un momento nella storia in cui l’uomo ha “sfruttato” il potere benefico degli animali, dovremmo sicuramente risalire a millenni fa.

Noi esseri umani, infatti, abbiamo sempre attribuito un ruolo speciale ai nostri piccoli amici, riconoscendo il loro valore affettivo.

Sai che già gli antichi Egizi erano dei gattari?

Grande era la considerazione per i nostri amici pelosi anche tra i Greci e così fino al Cristianesimo: sono molti i santi raffigurati in compagnia di animali.

Durante l’Illuminismo la cura di un animale diventa proprio parte integrante dell’educazione dei bambini; in Europa vengono introdotti animali da compagnia anche in case di cura per disagio mentale.

Sigmund Freud, poi, fa del suo cane un fido assistente quando ne scopre l’effetto calmante sui pazienti.

Alla fine della guerra, gli animali vengono usati nelle terapie dei reduci con disturbi psichici, nel tentativo di portare loro sollievo.

Dobbiamo però aspettare il 1964 per sentir parlare di pet therapy: lo psichiatra infantile Boris M. Levinson usa questo termine per indicare l’uso degli animali da compagnia nella cura di specifiche malattie.

Il termine ha, come potrai immaginare, origini anglosassoni:

  • “pet” significa animale domestico, ma anche “accarezzare” o “coccolare”;
  • “therapy” significa letteralmente terapia.

In Italia, nel 2003 la pet therapy viene riconosciuta per la cura di anziani e bambini; nel 2005 è riconosciuta anche dal comitato nazionale bioetico.

Nel 2004 nasce la ESAAT (European Society for Animal Assisted Therapy): si certifica la formazione degli operatori e si definiscono le linee guida del trattamento degli animali impegnati in attività di terapia, assistenza ed educazione.

Misure necessarie a preservare anche il benessere dei nostri piccoli amici, elemento da non trascurare mai.

In Italia, in realtà, il termine pet therapy è stato oggi sostituito coninterventi assistiti con gli animali (IAA), per distinguere le diverse tipologie di approcci:

  • ludico-ricreativi
  • educativi
  • terapeutici

I campi di intervento della pet therapy

pet therapy

Nonostante nell’immaginario comune la pet therapy venga spesso associata al lavoro esclusivo coi bambini, in realtà sono numerose le potenzialità e le applicazioni di questo approccio terapeutico.

Gli animali sono un importante strumento di cura: sono un “rompighiaccio”, smorzano la carica emotiva, offrono argomenti di conversazione, stimolano comunicazione e relazioni sociali.

Ad oggi vengono impiegati non solo in pratiche e interventi di carattere sanitario, ma anche pedagogico, educativo e ludico.

Un’azione a 360 gradi, che ci fa capire come il legame tra esseri viventi diversi porti benefici incredibili e come le forme di comunicazione siano davvero infinite.

I principali ambiti di applicazione della pet therapy riguardano:

  • disturbi dello spettro autistico
  • disturbi del comportamento infantile
  • disturbo di Alzheimer
  • handicap fisici, motori e/o mentali
  • interventi in scuole, ospedali, case di cura

A cosa serve la pet therapy?

In generale, sai che il rapporto con un animale può donarti enormi benefici.

Benefici che ovviamente si accentuano ancor più con questo tipo di intervento, come:

  • aumento dell’autostima;
  • stimolazione della comunicazione verbale;
  • miglioramento delle interazioni con gli altri;
  • sviluppo di una visione più positiva della vita;
  • contrasto all’isolamento relazionale.

Esistono, ovviamente, obiettivi più mirati in base agli specifici ambiti terapeutici di utilizzo della pet therapy.

Diversi sono i progetti per anziani in case di riposo: il contatto con gli animali aiuta, in generale, a ritrovare serenità e gioia. 

Per pazienti affetti da Alzheimer o altri tipi di demenza è stato evidenziato come il contatto e la compagnia degli animali sembrinodiminuire irrequietezza, insonnia, cadute.

Migliorano anche le capacità motorie, così come la facoltà di coltivare il senso del tempo.

Nelle persone autistiche, la pet therapy migliora la funzionalità sociale e comportamentale.

È anche estremamente efficace nel contrastare alcuni problemi comportamentali come difficoltà di apprendimento, deficit di attenzione, episodi di aggressività.

La terapia assistita con gli animali trova utilizzo anche in ospedale, per lunghe degenze e per pazienti di diversa età e problematica.

Il principale effetto è il miglioramento nelle capacità di recupero e riabilitazione del malato, sia dal punto di vista fisico/motorio sia psicologico.

La presenza di un animale contribuisce, inoltre, ad umanizzare il percorso di cura e a donare qualcosa di meno scientifico ma più potente: sorriso, affetto e tenerezza.

Ad oggi, anche nelle scuole i progetti di pet therapy sono sempre più diffusi: gli animali facilitano l’integrazione sociale nell’ambiente scolastico, soprattutto con alunni caratterizzati da un ritardo nello sviluppo.

Quali sono gli animali più usati in Pet Therapy?

In generale, sono preferite specie domestiche perché, a differenza di quelle selvatiche, sono più predisposte alle relazioni sociali con l’uomo e al contatto fisico, fonte di emozioni positive.

È importante che l’animale sia docile, adatto anche a persone estranee e con difficoltà fisiche e psichiche; non deve presentare atteggiamenti fobici, ansiosi o aggressivi.

Ovviamentenon va dimenticato il benessere dei nostri piccoli amici: vanno rispettate indole e caratteristiche di ogni cucciolo, che va formato e gestito così che possa esprimere al meglio le sue potenzialità, restando sereno e donando benessere agli altri.

Possono partecipare specie di varia natura; ognuna può offrire diversi benefici:

  • cani, i più coinvolti per la loro spontaneità;
  • gatti, impiegati soprattutto nelle AAA;
  • asini, usati nella “onoterapia” perché mansueti e pazienti;
  • conigli, dolci e riservati;
  • porcellini d’India, lama e alpaca, impegnati soprattutto all’estero.

Chi si occupa di pet therapy?

La buona riuscita di un approccio del genere, dipende moltissimo dalla collaborazione e dalla sinergia tra professionisti di varia natura e provenienza.

Considerate alcune situazioni estremamente delicate, risulta ancora più importante l’uso di un approccio multidisciplinare.

Tra le figure professionali che si occupano di pet therapy troviamo addestratori cinofili, veterinari, educatori, professionisti della salute e del sociale quali medici (soprattutto pediatri) e psicologi.

A questi, si aggiungono spesso insegnanti e assistenti sociali – in caso di pazienti minorenni – in quanto possono aggiungere indicazioni importanti su bisogni ed esigenze dei destinatari.

In realtà, quando si lavora con animali, non possiamo dimenticare anche tutti quei professionisti che si occupano della cura dei nostri piccoli amici, i quali vanno sempre tutelati, protetti, ben preparati a svolgere il loro compito.

Spesso, purtroppo, ci si dimentica di questo fattore, invece indispensabile: l’amore e la cura, simbolo di questo approccio, vanno coltivati per ciascun partecipante all’intervento, pet compreso

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